I produttori di Aymavilles alla riscoperta dei vitigni della tradizione della Vallée.
Il comune di Aymavilles si trova all’imbocco della Valle di Cogne, a un’altitudine di 646 metri slm. Si pensa che il suo nome derivi da Caius Avilius Caimus originario di Padova, a cui si attribuisce la realizzazione del ponte-acquedotto “Pont d’Aël”, risalente al 3 a.C.
Bagnata dalla Dorea Baltea, e alle porte del Parco Nazionale Gran Paradiso, la città di Aymavilles ospita uno dei più caratteristici castelli della Valle d’Aosta (Il castello di Aymavilles). Con i suoi 80 ettari (sui 350 complessivi della DOC) è il comune con maggiore superfice vitata che, ad oggi, appartiene a tre singoli produttori: Les Cretes, La Cave des Onze Communes e Didier Gerbelle.
Il terroir valdostano
Il viaggio alla scoperta della produzione vitivinicola della Vallée inizia nel “Rifugio del Vino” (Les Cretes), con l’intervento Del Dott. Rudy Sandi, ricercatore, scrittore di storia della viticoltura e della cultura rurale valdostana e funzionario dell’amministrazione regionale.
“Le rocce valdostane hanno il privilegio di risultare tra le più composite al mondo a causa della loro provenienza e genesi. Nel breve spazio, che separa il primo paese vitato della valle d’Aosta (Pont-Saint-Martin) dall’ultimo (Morgex) si susseguono molteplici formazioni rocciose che, milioni di anni fa prima dell’orogenesi alpina, si estendevano su diverse migliaia di Km.
Tre grandi placche tettoniche (l’antico continente europeo, un antico bacino oceanico e il continente africano), originalmente distribuiti lungo una fascia larga circa 3000 km, 100 milioni di anni di anni fa accartocciarono i loro margini uno sopra l’altro in uno spazio ridotto a non più di 400 Km provocando il sollevamento del complesso montuoso ora chiamato “Alpi”.
A questi strati prevalenti si aggiunge talvolta, nei vigneti, un’ulteriore quota di accumulo sotto forma di antiche frane cadute dalle imponenti montagne che sovrastano le pendici vitate. Questo insieme straordinariamente composito, unico al mondo, è la matrice che “impasta” e complessa la terra delle vigne valdostane arricchendola di tutti gli elementi chimici indispensabili per una viticoltura di qualità e creando tutte le premesse necessarie per un terroir che marchi espressivamente il vino in maniera davvero profonda.
Questa incredibile matrice è poi ulteriormente arricchita nei sottosuoli, zona per zona, da strati aggiuntivi (in cui pescano le radici più profonde) che connotano intensamente i vari terroir.
Forse la Vallée vitata sarebbe meglio definibile come un insieme continuo di crus di diversa qualità intendendo come tali piccole zone vitate, dotate di caratteri omogenei ad ennesima riprova dell’estrema “biodiversità” del territorio valdostano”.
I vitigni
Come da programma, il focus di questa due giorni valdostana ha avuto una chiara direzione: la produzione autoctona. La storia, le parentele e la recente riscoperta di queste varietà ci viene illustrata dal biologo e docente presso centri di ricerca e sperimentazione Dott. Giulio Moriondo.
Quali in particolare?
- Il Neret, con cui Didier Gerbelle ha iniziato a produrre del 2013 le prime bottiglie e che, visti gli incoraggianti risultati sul vino ottenuto, è arrivato oggi a ricoprire una superficie di circa mezzo ettaro.
- Il Fumin, uno dei più vecchi vitigni valdostani, un vitigno rustico, che ha rischiato di estinguersi nel primo dopoguerra. Richiede particolare tempo per la piena maturazione e viene generalmente raccolto in autunno inoltrato, così da riuscire a esprimere al meglio tutte le sue caratteristiche e domare l’irruenza e il suo deciso carattere.
La degustazione
I vini valdostani, vini frutto della passione e dei sacrifici dei produttori di Aymavilles, una degustazione di nove campioni (tre per azienda), alla scoperta delle radici della viticoltura della VdA.
Cosa mi ha colpito? Sicuramente il Petite Arvine 2019 di Cave des Onze Communes, un vino affinato nella miniera di magnetite di Cogne (la miniera più alta d’ Europa), con le sue piacevoli evoluzioni che ricordano crema al rhum e fiori di camomilla e con perfetta corrispondenza naso bocca. L’Ainé 2019, Neret di Didier Gerbelle, dedicato alla nascita del figlio Christophe e consacrato alla riscoperta di quel vitigno per anni dimenticato; con il suo profilo olfattivo deciso e le sue confetture di ciliegia, prugna e marasca che si fondono in un sorso scorrevole ma sempre di carattere. Ed infine il Fumin di Les Cretes: una verticale che ci ha portato dal 2020 (dove il frutto rosso maturo accompagna verso un sorso caratterizzato da tannini presenti, piacevole freschezza e chiusura pulita) fino al Fumin 2003: sorpreso dal vivacissimo color rubino, ho apprezzato il ventaglio olfattivo incentrato su evoluzioni che spaziano dal sotto spirito al cuoio, dalle spezie a sentori di ceralacca e tabacco. Il sorso, nonostante il superamento della maggiore età, si presenta dinamico, pieno, setoso, con lunga e precisa chiusura.
La vendemmia di San Martino
A San Martino “ogni mosto diventa vino“, l’annata 2022 sarà ricordata per la vendemmia più lunga di sempre, iniziata il 16 agosto e terminata il 12 novembre in concomitanza appunto della “vendemmia di San Martino di Aymavilles”.
Gli ultimi grappoli sono stati raccolti e trasportati in cantina per iniziare il processo di vinificazione. Assistere alla pigiatura, travasi e le altre pratiche di cantina è sempre una grande emozione, ancor più con vitigni molto speciali come questi.
Produttori più che soddisfatti dalle rese a dalla qualità delle uve che daranno vita ai nuovi vini targati 2022.
I produttori di Aymavilles
La cantina Les Crêtes
Nasce ad Aymavilles grazie alla passione della famiglia Charrère, che dal 1750 lavora i propri vigneti in Valle d’Aosta, producendo vini artigianali di qualità. Il terroir, che si sviluppa ai piedi del Monte Bianco, è condizionato da forti dislivelli e caratterizzato da suoli di origine morenica, sabbiosi, drenanti e a componente granitica. Il clima alpino, secco e ventilato, favorisce una coltivazione a basso impatto ambientale perché le uve richiedono pochissimi trattamenti contro gli insetti, le muffe e i funghi; inoltre, le grandi escursioni termiche arricchiscono il profilo aromatico delle uve. I vigneti, coltivati ad altitudini elevate (600-1.000 m.) con varietà autoctone e internazionali a bacca bianca e nera, si sviluppano su 30 ettari, suddivisi in 9 comuni lungo la Dora Baltea, dall’alta alla bassa Valle. La produzione complessiva annua è di circa 200.000 bottiglie.
L’azienda vitivinicola Didier Gerbelle
Inizia ufficialmente il suo percorso nel 2006, come proseguimento delle tradizioni di famiglia che fondano le proprie radici all’inizio del XX° secolo. Didier, diplomatosi enotecnico nel 2006 presso la gloriosa scuola enologica di Alba, rileva l’azienda condotta prima dai nonni paterni e poi dai genitori e intraprende la strada della vinificazione in proprio. L’azienda conta circa 2,8 ettari di vigneto e vinifica quasi interamente uve di proprietà. I vigneti sono ubicati nei comuni di Aymavilles e Villeneuve. La produzione è molto limitata e si aggira sulle 15.000 bottiglie annue.
La Cave des Onze Communes
Azienda cooperativa vitivinicola situata nel cuore della Valle d’Aosta, nel Comune di Aymavilles. La prima vendemmia nel 1990, conferita da 86 soci, ha dato il via ad una crescita aziendale continua e costante, fino ad arrivare ad oggi con 160 aziende associate e la produzione di 500.000 bottiglie l’anno con mercati di riferimento in Italia, Europa occidentale, Nord America e Giappone. La Cave des Onze Communes ha permesso sin da subito di unire le forze dei viticoltori e di recuperare territori destinati all’abbandono. La superfice vitata totale è costituita da 63 ettari distribuiti su undici comuni con altitudini tra i 550 e i 850 metri sul livello del mare.
Volge così al termine il mio interessantissimo viaggio in Val d’Aosta ma, prima di concludere, vale la pena soffermarsi sui particolari formaggi prodotti dall’Antica Latteria Erbavoglio di Aosta che ci ha allietato durante questa due giorni con i suoi prodottii selezionati in base all’altitudine dei pascoli, ai suoi fiori, legumi e graminacee. Una particolare menzione per il Ristorante Pepita di Aosta, ottima e conviviale location dove abbiamo gustato ricercati piatti della tradizione valdostana assieme ai produttori e le istituzioni di Aymavilles.
E naturalemnte un grandissimo ringraziamento alla cantina Les Crêtes, all’azienda vitivinicola Didier Gerbelle e a La Cave des Onze Communes per l’accoglienza e la passione con cui ci hanno accompagnato in questa bellissima esperienza tra gli autoctoni della Vallée.
2 commenti
Luca · 22/11/2022 alle 13:08
Grande Marco! Un articolo molto interessante, frutto della tua splendida esperienza in territorio valdostano!
Marco Germani · 22/11/2022 alle 13:12
Grazie Luca !!! Bellissima esperienza !!