C’è un angolo di Calabria che sembra uscito da una fiaba mediterranea: colline affacciate sullo Ionio, ulivi secolari, un borgo rurale con la sua piccola chiesa, e un’azienda vitivinicola che ha saputo trasformare tradizione, sostenibilità e passione in eccellenza. È questa l’atmosfera che ho respirato incontrando la famiglia Ceraudo all’ultimo Vinitaly.

L’azienda si trova a Strongoli Marina, in provincia di Crotone, in una terra un tempo nota come Petelia, nella Magna Grecia.

E se già il contesto geografico è ricco di fascino, la storia della famiglia Ceraudo lo è ancora di più: Roberto Ceraudo, pioniere della viticoltura biologica in Calabria, ha costruito una realtà che oggi i figli Susanna, Caterina e Giuseppe portano avanti con energia e competenza.

Azienda Agricola Ceraudo

Una viticoltura eroica (e gentile)

Il rispetto per l’ambiente è il filo conduttore di ogni scelta: le vigne sono coltivate secondo metodo biologico certificato dal 1987, la raccolta è manuale e spesso notturna, i vini nascono da fermentazioni spontanee con lieviti indigeni.

La tenuta è autosufficiente dal punto di vista energetico e tutto ruota attorno a un borgo seicentesco con cantina, frantoio, ristorante e agriturismo.

Azienda Agricola Ceraudo

Durante la degustazione a Vinitaly, ho assaggiato una selezione dei loro vini – dai bianchi freschi e sapidi come Petelia e Grisara, ai rosati gastronomici della linea Grayasusi, fino ai rossi eleganti come Dattilo e Petraro. Ma è stato un bianco, l’IMYR, a catturare completamente la mia attenzione.

IMYR: lo Chardonnay che non ti aspetti

CERAUDO YMIR

IMYR significa “buono” in lingua arbëreshë, un omaggio alle radici familiari di Roberto Ceraudo. E davvero buono è questo Chardonnay in purezza, vinificato con estrema cura e prodotto in appena 5.000 bottiglie l’anno.

Le uve crescono su colline esposte a sud-est a 60-100 metri sul livello del mare. La vendemmia è doppia – a maturazioni diverse – per catturare tutto il potenziale aromatico.

La fermentazione avviene in barrique di rovere francese con lieviti indigeni e una lunga macerazione sulle bucce. Il risultato è un vino strutturato, longevo e profondamente identitario.

Nel calice, l’IMYR 2023 si presenta con un giallo paglierino intenso. Al naso, una danza di profumi: frutta matura, note dolci e affumicate, zafferano, curry, erbe aromatiche come rosmarino e salvia. In bocca è rotondo, avvolgente, con un finale lungo e salino che racconta tutta la mineralità dei suoli calabresi.

Un vino che parla con accento calabrese, pur partendo da un vitigno internazionale. Un vino che emoziona.

Una storia da conoscere (e da vivere)

L’Azienda Ceraudo è molto più di una cantina: è un progetto agricolo, enogastronomico e turistico a tutto tondo. Il ristorante Dattilo, guidato dalla chef Caterina Ceraudo (una Stella Michelin e Stella Verde), offre una cucina raffinata e territoriale. L’agriturismo, immerso nel verde e nella storia, è un invito al relax e alla scoperta.

CERAUDO YMIR

Lasciare lo stand Ceraudo a Vinitaly non è stato facile, ma mi sono portato a casa – oltre a bellissime impressioni – il ricordo preciso di un sorso che sa di sole, di pietra e di mare. L’IMYR rimane una delle mie più intense scoperte di questa edizione.

www.ceraudo.it


Marco Germani

Sommelier e Degustatore Ufficiale AIS, ideatore e proprietario di questo blog, collaboro con le principali agenzie di comunicazione food and wine italiane. Scrivere recensioni è la cosa che amo maggiormente, in un calice di vino ci sono i sogni, le speranze, i sacrifici e il grande lavoro dei produttori, ognuno è una storia a se che merita sempre di essere raccontata.

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