C’è un modo di intendere il vino che va oltre il calice, che si radica nel rispetto per la terra, nella cura del dettaglio e nella capacità di trasformare la complessità in armonia. Questo è il mondo di Caiarossa, cantina biodinamica incastonata tra le colline di Riparbella, sulla Costa Toscana, e protagonista assoluta di una delle degustazioni più affascinanti che ho avuto il piacere di vivere a Vinitaly 2025.

Terroir e metodo
Il percorso è iniziato con un racconto: quello di un’azienda che ha fatto della diversità dei suoi suoli (59 parcelle, 10 varietà, tre macrozone dai 160 ai 350 metri slm) la base per la creazione di blend raffinati e vivi, figli di un approccio biodinamico rigoroso e sincero. Una vinificazione che è simbiosi con la natura e con le annate, mai copia carbone ma interpretazione autentica.

L’arte del blend
Nel bicchiere, l’identità della Costa Toscana prende forma attraverso sfumature diverse: dal bianco 2023, fresco e vibrante, al classico Tricolaia 2021, Sangiovese in purezza con spunti costieri e succosi.
Ma è con Aria di Caiarossa 2021 che inizia davvero il viaggio nella filosofia del blend, con le sue cinque varietà (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot, Grenache) provenienti dalle vigne alte e ventilate di Nocolino: dinamico, profondo, elegante.

Poi arriva lui, il vino icona: Caiarossa 2021, un abbraccio di sette varietà – Cabernet Franc, Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese, Petit Verdot, Grenache – che si intrecciano in un equilibrio sorprendente. Fermentazioni separate, 14 mesi in barrique (30% legno nuovo), attenzione estrema al dettaglio in ogni passaggio. Il risultato? Un vino che non è mai lo stesso, ma che è sempre se stesso.

Essenzia e la rivelazione del Petit Verdot

Nel cuore della degustazione, un momento che resterà impresso: Essenzia di Caiarossa, presentato senza svelarne subito l’identità.
In bocca, tannino cesellato, energia e una freschezza inaspettata. Non un Cabernet, non un Merlot, ma Petit Verdot in purezza.
Una scelta rara, quasi ardita, e proprio per questo riuscita: mai verde, mai sopra le righe, ma austero e scolpito come una scultura in chiaroscuro.
Non verrà prodotto ogni anno, ma solo quando una parcella, una vendemmia, dirà: “sono pronta”.
Le vecchie annate: quando il tempo è un alleato
E poi, il tuffo nel tempo. Una degustazione verticale di Caiarossa che ha spaziato dalle calde e opulente 2003 e 2020, alle più fresche e lineari 2005 e 2016, passando per la generosa 2010.
Ogni calice era una tessera di un puzzle che racconta l’evoluzione della cantina, la costanza stilistica nella diversità delle annate, l’ossessione per la freschezza come filo conduttore.

Colpisce la tenuta del tannino nelle vecchie annate: non si è smussato, ma si è fatto elegante, mantenendo energia e vitalità.
Degustare i vini di Caiarossa a Vinitaly non è stato solo un assaggio di grandi prodotti, ma un vero incontro con una visione. Quella di chi crede nella forza della natura, nella precisione artigianale, nel rispetto del tempo. Dai blend complessi ai monovitigni inattesi, dalle giovani promesse alle bottiglie di vent’anni, ogni sorso è stato una scoperta.

E mentre fuori, tra gli stand affollati, la fiera continuava il suo corso, in quel piccolo spazio dominato da legno riciclato e profumi di macchia mediterranea, sembrava di essere altrove. In un luogo dove il vino non si racconta: si ascolta.
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