L’associazione delle Enoteche Italiana si proclama contraria, a tutela del lavoro dei viticoltori e del paesaggio.
Oggi l’Italia sarà chiamata a esprimere una posizione ufficiale in ambito europeo – durante la seconda riunione del gruppo vitivinicolo di alto livello – sul futuro della viticoltura, e in particolare sulla questione degli estirpi, Vinarius, l’associazione delle Enoteche Italiane, rende nota la sua posizione.
“La proposta di estirpare i vigneti in Europa, inclusa l’Italia – spiega Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, che ha inoltrato al Ministro Lollobrigida una Lettera Aperta – nasce dalla necessità di far fronte a numerose problematiche che interessano il settore vitivinicolo, come i cambiamenti climatici, la sostenibilità economica, la sovrapproduzione, la riconversione in funzione della qualità. Questo genere di azioni, che attingerebbero dai fondi di ristrutturazione e riconversione del vigneto, sono fortemente dibattute perché rischiano di penalizzare i piccoli produttori e compromettere tradizioni vinicole locali”.
Così come Unione italiana vini, anche Vinarius si proclama contraria agli estirpi.
“L’estirpo dei vigneti non è una soluzione efficace. – sottolinea Terraneo – In primis, i vigneti, rappresentano un patrimonio vitale per le comunità rurali. L’estirpo comporterebbe un rischio di abbandono delle zone interne del Paese, che già stanno affrontando sfide demografiche ed economiche. Espianti indiscriminati potrebbero aggravare questa situazione, specialmente in aree collinari e montane dove i vigneti sono fondamentali per il mantenimento dell’economia locale e da dove provengono i vini di maggior qualità riconosciuti a livello mondiale. Un confronto riguardo ai potenziali piani di estirpazione in alcune zone viticole del Paese, simile a quanto avvenuto in Francia, è un argomento da trattare con molta prudenza. Il rischio è quello di inseguire il mercato secondo le mode del momento e dunque farsi “sorpassare” dagli altri mercati: invece di estirpare i vitigni, la soluzione per la flessione dei consumi dei vini rossi – per esempio – sarebbe quella di dealcolare per proporre prodotti dealcolati da uve italiane a mercati nuovi dove è interessante la richiesta di prodotti senza alcool ma con origine italiana. Questo permetterebbe di preservare il vigneto esistente o ridurre al minimo l’abbandono di questi permettendo così ai vignaioli di restare quali presidi e manutentori del territorio, mantenendo anche un ritorno sulla filiera turismo che insieme al vino e agroalimentare è uno dei pilastri del nostro Paese”.
Conclude Terraneo: “la posizione di Vinarius così descritta, verte esclusivamente in funzione degli interessi dei vignaioli e della tutela del nostro ineguagliabile paesaggio”.
Fonte AB Comunicazione
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