Una mattina estiva, immerso nel saliscendi del Chianti Classico, vengo accolto a Vecchie Terre di Montefili. Il colpo d’occhio è incredibile, mantre varco il cancello della proprietà e attraverso il viale che taglia i vigneti.
Comunicare il Chianti Classico e i Super Tuscan in tutte le loro sfumature, attraverso un approccio innovativo e sostenibile alla produzione, è l’obiettivo alla base della filosofia produttiva di Vecchie Terre di Montefili.
L’impianto del primo vigneto di Sangiovese nominato “Anfiteatro” risale all’anno 1975, al quale seguono ulteriori impianti grazie alla nuova proprietà e ad un approccio attento ed innovativo della bresciana Serena Gusmeri, enologa e agronoma, a capo dell’azienda.
L’azienda si colloca sulla cima della collina panoramica Monte Fili, di origini antichissime e da cui prende il nome.
Dal 1995 fa parte del bio-distretto di Panzano, primo distretto biologico italiano che esprime la volontà di ricercare la sostenibilità da parte dei viticoltori aderenti, rafforzando la forza della collettività.
Vecchie Terre di Montefili si estende per una superficie vitata di 12,5 ettari nel comune di Greve in Chianti, al confine delle UGA (Unità Geografica Aggiuntiva) del Chianti Classico di Panzano e Montefioralle.
I suoli hanno peculiarità uniche dovute alla presenza di tre distinte lingue di roccia madre composte da galestro, marne di alberese e quarzo feldspatico in un sito collinare che permette un clima idoneo soleggiato, ventilato e con buona escursione termica.
La degustazione
Ho avuto il piacere di provare una selezione di vecchie annate, a partire dal Chianti Classico 2015, un’annata importante, proveniente dalle vigne più basse a prevalenza di galestro, un sangiovese che racconta il suo territorio, dotato di buona freschezza, olfattivo ancora incentrato sul frutto succoso, godibile e diretto.
Il Chianti Classico Gran Selezione 2017 proviene invece dall’assemblaggio di due diverse vigne, ha tannini ampi e setosi, godibile e dal finale intenso. L’annata è caratterizzata dalla propensione alla bevibilità, Ha slancio, conserva la sua brillantezza, con un naso incentrato su terziari ancora in evoluzione.
Anfiteatro 2018: anno 1975, la prima vigna aziendale. Un sangiovese vecchio impianto dotato di grande storicità. Incarna a pieno la radice toscana, intenso, scuro, con netti richiami ad arancia sanguinella, leggere affumicature, sorso pieno e buon rapporto tannico-acido.
Bruno di Rocca 2004: 70% Cabernat Sauvigno, 30% Sangiovese provenienti da impianti del 1982. Un vino che necessita di lunghi affinamenti per esprimere al meglio il suo potenziale. Il naso è garbato, nemmeno troppo “tipico”, un Cabernet Chiantigiano, dotato di buona bevibilità, complesso ma gentile, dal sorso dinamico, con rimandi balsamici, e lunghissimo finale.
Enoturismo
Una visita a Vecchie Terre di Montefili è un’esperienza unica.
L’azienda dispone di spazi accoglienti per ospitare i visitatori: dalla terrazza panoramica, alla bella sala degustazione sino all’ambiente della “cantina segreta” dove si trova la collezione privata delle annate storiche.
La squadra internazionale di Vecchie Terre di Montefili accoglie quotidianamente e per tutto l’anno visitatori che, oltre a vivere la bellezza del luogo, chiedono di poter degustare i prodotti lì dove nascono, accompagnati da sapori tradizionali toscani.
L’accoglienza è parte della cultura toscana ed è nel DNA di Vecchie Terre di Montefili. Lo scopo è far cogliere all’ospite la bellezza dei vigneti e del paesaggio in un’esperienza sensoriale immersiva.
E’ possibile degustare direttamente allo shop i vini dell’azienda, fare un picnic tra le vigne o prenotare uno dei tour direttamente dal sito web aziendale.
Un ringraziemento speciale a Serena Gusmeri, enologa di Vecchie Terre di Montefili, e a tutto lo staff per l’accoglienza e la bellissima mattinata passata assieme.
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