Resistenza e resilienza della “civiltà del bere” sono state le tematiche al centro del talk di apertura di VinoVip Cortina 2024, andato in scena il 14 luglio all’Alexander Girardi Hall. La due giorni, organizzata dalla rivista Civiltà del bere, per la quattordicesima edizione ha portato le eccellenze e i grandi nomi del vino italiano sulle Dolomiti con momenti di discussione, approfondimenti e ovviamente degustazioni delle migliori etichette.
Il talk di apertura, dal titolo volutamente provocatorio, Resistenza!, aveva proprio l’obiettivo di andare a mettere luce su tematiche del settore che interessano tutti gli addetti ai lavori, dai produttori ai comunicatori, passando per le figure più tecniche, fino agli stessi consumatori.
“Oggi la capacità di resilienza del comparto vinicolo italiano è messa a dura prova, condizionata da forze politiche, economiche e sociali che non sembrano considerare il vino quell’elemento centrale della cultura occidentale qual è stato per secoli. Da qui la necessità di comprendere quali siano le strategie migliori per contrastarle” ha commentato Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere.
Ad aprire il dibattito è stato Luigi Moio, presidente OIV, professore di enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II ed enologo e titolare della Cantina Quintodecimo, che ha sottolineato – con il suo intervento “Una battaglia culturale, una battaglia di civiltà” – come sia necessario resistere agli attacchi culturali di chi non considera il vino un baluardo di civiltà ma lo identifica in modo semplicistico con l’alcol, oltre che la necessità di trasparenza per un consumo più consapevole.
“In tempi recenti il vino ha avuto una grandissima accelerazione: tanti si sono avvicinati a questo mondo perché era di tendenza e tanti si sono ritrovati a fare vino, ma senza verificare le scienze agrarie e senza una forte competenza” sottolinea Moio.
“Questa grande attenzione ha anche reso il vino sempre più oggetto di campagne proibizioniste e a volte, per difenderlo, abbiamo rischiato dei gravi danni di comunicazione. Il vino è una delle invenzioni più belle dell’uomo, ma l’alcol è nocivo, questo ormai è assodato ed è necessario essere trasparenti e dirlo in modo chiaro e semplice, incentivando un consumo consapevole alla base, senza arrivare a demonizzare l’intero prodotto.”
Andrea Lonardi, Master of Wine e CEO di Marilisa Allegrini, ha portato alla luce la necessità di sintonizzare il brand con il tempo presente e futuro.
“Oggi la politica del marketing è quella del mix, fatta di metodo, preparazione e tempo. Dobbiamo approfondire i cambiamenti, senza limitarci a parlare di quello climatico o delle preferenze dei consumatori” commenta Lonardi.
“Oggi si parla sempre più di vocazionalità e di monovitigno, viviamo una crisi della soddisfazione edonistica del vino perché non è più di moda, i vini bianchi di collina e di montagna lasciano il passo ai vini bianchi del mare, i vini rossi di qualità devono essere consumati a temperatura diversa, le bolle di qualità diventano sempre più gastronomiche. La verità è che ciò che cambia oggi è la velocità dei cambiamenti e per questo occorre essere alternativi e contemporanei e avere il coraggio di auto-valutarsi in maniera intima per sintonizzarci con il presente e con il futuro”.
Il dibattito è proseguito con l’intervento di Giovanni Bigot, agronomo, consulente e ricercatore esperto in viticoltura biologica, che si è focalizzato sulla forza della biodiversità e sulla necessità di preservare la genetica dei vitigni che si sono adattati ad un particolare terroir.
“Oggi va trasmessa una cultura viticola che ponga il terreno al centro di tutto. Quando un vitigno si adatta a un terroir diverso rispetto al solito, questa capacità viene trasferita alla progenie: ecco perché lo studio e la conservazione della genetica del vitigno in seguito al suo adattamento, permette di organizzare al meglio il patrimonio viticolo mondiale. Non possiamo pensare di perdere questo bagaglio di gran valore.”
Il convegno si è concluso con il focus di Eugenio Pomàrici, professore ordinario dell’Università di Padova ed esperto italiano OIV, sulla resilienza dei distretti viticoli e sulla forza delle piccole aziende.
“Per distretto si intende un’area industriale caratterizzata da piccole e medie realtà con propensione ad un agire sinergico. Al contrario di quello che siamo abituati a pensare, questa struttura frammentata è stata elemento di forza: di fronte alle difficoltà il grande gruppo imprenditoriale spesso sceglie di dislocare la produzione, ma il piccolo produttore resiste, mantenendo il vigneto, magari cambiando prospettiva e migliorandosi.”
La giornata del 15 luglio è stata dedicata ai tasting. La mattina il Grand Hotel Savoia ha ospitato la conferenza con degustazione “Cabernet vs Cabernet” con 31 aziende protagoniste, tenuta da tre grandi esperti di caratura internazionale: Pierre Seillan (winemaker di Jackson Family Wines), Luigi Bavaresco (professore di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e membro OIV), Paolo Bomben (enologo del centro di ricerca di Vivai Cooperativi Rauscedo).
Nel pomeriggio si è tenuto invece il walk around tasting a 2123 m di altezza al Rifugio Faloria, dove 61 aziende hanno presentato i loro vini al Wine Tasting delle Aquile.
La quattordicesima edizione di VinoVip Cortina si è conclusa con oltre 600 ospiti, tra operatori del settore e appassionati, e più di 900 bottiglie stappate.
Il prossimo appuntamento con VinoVip è a Forte del Marmi nel 2025.
Fonte ZEDCOMM
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