L’incontro “Il vino ed il bosco – Alberi che fanno bene ai vigneti” di Castello di Meleto ha snocciolato un tema attuale che potrebbe offrire possibili risposte a uno scenario sempre più complesso dove gli equilibri naturali sono sempre più precari.
Con il convegno “Il vino ed il bosco – Alberi che fanno bene ai vigneti” tenuto da Stefano Lorenzi, arboricoltore, e da Luca Mamprin, dottore forestale, con la partecipazione di Ruggero Mazzilli, fondatore della Speviss e del Biodistretto del Chianti, Castello di Meleto si è proposto di affrontare un tema di grande attualità, ponendosi una domanda: come può il bosco influire positivamente sul vigneto creando un ecosistema perfetto?
L’appuntamento si è aperto con l’intervento di Michele Contartese, Direttore di Castello di Meleto e consigliere del Biodistretto del Chianti e del Distretto Biologico del Chianti, ambizioso progetto che prevede un’autoregolamentazione in tema ambientale e la promozione di buone pratiche.
Ruggero Mazzilli si è focalizzato sulla centralità della territorialità e di come certi equilibri siano labili. «La territorialità non si crea ma si può distruggere e fare viticoltura di territorio significa misurarsi ogni giorno con la natura e intervenire meno ma meglio. Un valore fondamentale è dato dalla biodiversità che permette di arricchire anche il prodotto vino. L’agricoltura entra nel territorio, l’agricoltura entra nei meccanismi della natura» ha affermato Mazzilli.
Parola chiave: biodiversità. Gli interventi di Stefano Lorenzi e Luca Mamprin si sono incentrati sull’importanza di creare e proteggere la biodiversità e gli alberi sanno aumentare sia quella vegetale che quella animale.
Il bosco crea le condizioni di vita ideali per un vigneto, «gli alberi, infatti, ombreggiano i filari evitando che i grappoli si scottino, problema principale delle ultime venti annate, garantiscono un’umidità costante, smorzano la forza del vento e riducono l’impatto della grandine», hanno sottolineato i relatori.
«Nondimeno, gli alberi permettono di conoscere meglio le potenzialità del vigneto creando una ricchezza di specie che lo abitano e tutt’intorno e di sviluppare molte più forme di lieviti spontanei sulle uve». Di importanza vitale per questo scenario di ricchezza sono i pronubi, insetti buoni, e gli uccelli, in grado di contrastare naturalmente le specie dannose per i vigneti.
Lorenzi e Mamprin hanno poi dato uno spunto di riflessione ai produttori. «La vigna è solo il 10 % del sistema ed è, quindi, focale decentrare questo interesse e ricreare l’organismo per contrastare il cambiamento climatico ristabilendo un equilibrio. Sarebbe anche importante ribilanciare il rapporto tra aree urbane e aree agricole, piano molto più complesso, se lasciato solo al singolo». Tuttavia, nulla è perduto, perché nel proprio piccolo i viticoltori possono ripristinare l’equilibrio dell’ambiente che circonda il sistema vigneto, restituendo alla natura un tripudio di poliedricità e di biodiversità.
Fonte Gheusis
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