Ermenegildo Giusti, viticoltore che da anni crede e investe nelle varietà ibride, commenta la notizia arrivata dall’Unione Europea: da oggi i vitigni resistenti potranno essere usati anche nei vini a Denominazione di Origine
«Un passo avanti fondamentale, per rendere la viticoltura sempre più rispettosa dell’ambiente.» Così commenta Ermenegildo Giusti, fondatore della Giusti Wine, la notizia arrivata in questi giorni dall’Unione Europea, che nella Gazzetta Ufficiale ha formalmente dato il via libera all’utilizzo delle varietà ibride resistenti (PiWi), nei vini a Denominazione di Origine.
«Da anni investiamo in questa direzione e oggi possediamo 6 ettari di vigneti ibridi resistenti già in produzione, a cui quest’anno si sono aggiunti 2 ettari di nuovi impianti. – Afferma Giusti – Sono stato tra i primi in Veneto ad aver creduto in questa opportunità ma mi rammaricava vedere tanto scetticismo da parte dei colleghi produttori. Sono certo che questa notizia sarà di sprone per un grande cambiamento, che verrà accelerato ancor più quando sarà disponibile un ibrido autoctono di Glera, il vitigno da cui si produce il Prosecco Doc e Docg.»
Fino ad oggi, infatti, pur essendo iscritte nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, le varietà ibride erano poco diffuse perché inutilizzabili per i vini a Denominazione di Origine.
Questa novità va nella direzione di rispondere ai cambiamenti climatici del Pianeta e all’esigenza di ridurre l’impatto ambientale. I vitigni ibridi resistenti, infatti, consentono di ridurre in gran parte i trattamenti chimici e di conseguenza l’ingresso dei trattori in vigneto, evitando al tempo stesso il compattamento del terreno e l’inquinamento da carburante.
Fonte Gheusis srl
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